mercoledì 29 giugno 2016

Bruges la morta di Georges Rodenbach

"Aveva scelto Bruges da cui il mare si era ritirato, portando via con sé un’antica felicità."

Buongiorno cari lettori,
con un po’ di ritardo dovuto a problemi legati alla tecnologia, stamane finalmente posso parlarvi della mia ultima lettura, Bruges la morta di Georges Rodenbach, pubblicato per la prima volta nel 1892 e oggi riedito da Fazi Editore, che ringrazio per la copia inviatami. 
Questo piccolo romanzo mi ha attirato fin dal primo sguardo, forse per la copertina gotica e spettrale, forse per il titolo, per me nuovo, che mi ha  subito fatto presagire una certa affinità, poiché in genere amo le opere di stampo decadente. 
L’impressione è stata confermata sin dalle prime pagine, nelle quali attraverso uno stile affascinante, poetico, evocativo, Rodenbach, con pennellate dai toni cupi, dipinge per il lettore un dolore insuperabile che si rispecchia nelle acque calme dei canali e percorre le stradine tortuose di Bruges. 

"Un'equazione misteriosa si era creata: alla sposa morta doveva corrispondere una città morta."

Hugues Viane è un uomo che ha perso l’amata moglie da cinque anni e da allora vive chiuso nel suo dolore, ossessionato dal vuoto che la donna, Ofelia, ha lasciato in lui. Divenuto vedovo, si è rifugiato a Bruges, città fiamminga che rispecchia la desolazione della sua anima e, soprattutto, vera protagonista del romanzo. A Bruges Hugues ha portato con sé tutti i ricordi della defunta moglie, compresa la treccia dei suoi capelli dorati che custodisce come una reliquia sotto una campana di vetro. Nelle stanze ove conserva questi oggetti, nessuno vi può entrare senza il suo consenso, nemmeno la domestica. Inoltre Hugues non esce mai da casa, se non la sera, quando il resto del mondo abbandona le strade e lui può inoltrarsi come un'ombra nelle torbide vie che percorrono quella tomba a cielo aperto che egli stesso ha scelto: scenario adeguato al suo lutto. 
Questo fino a quando, una sera, s’imbatte in una donna, Jane Scott, del tutto identica alla morta nell’aspetto. Per lui tale somiglianza si rivela sconvolgente e nella fragile illusione di poter rivivere e recuperare parte della felicità vissuta un tempo, Hugues avvicina la sconosciuta e intreccia con lei una relazione. Presto, però, la somiglianza fisica si dilegua nei capricci e nelle frivolezze di Jane, rivelandone una donna totalmente diversa dalla tranquilla e dolce Ofelia. L’epilogo non può che scaturire in una tragedia che sprofonda il protagonista in una solitudine ancor maggiore, perché Hugues capisce che a causa di un inganno del destino ha sporcato la propria devozione verso la donna che un tempo l’ha reso felice. 

"...quelle campane continue di Bruges; diffondevano il disgusto per la vita, il chiaro sentimento della vanità di tutto."

"Bruges la morta" fu il primo romanzo
con delle fotografie al suo interno.
Come ho detto la vera protagonista è Bruges. La città con il suo aspetto cupo, con i suoi suoni, come quello delle campane, partecipa al lutto fedele di Hugues, e costituisce uno sfondo essenziale e in sintonia con un’anima che vaga, persa, solitaria, in attesa della propria morte. Il suicidio è contemplabile ma non attuabile per Hugues, cristianamente convinto che tale gesto possa togliergli l’ultima possibilità di ricongiungersi con Ofelia. La sua pena è una vita vissuta nella morte. 
Bruges ha una personalità, uno spirito. Bruges è la sua coscienza. Bruges è la bara che si è scelto. Se Jane riflette il volto di Ofelia, Bruges rispecchia l'anima di Hugues. 

"Le somiglianze appartengono sempre e soltanto alle linee o all'insieme. Se si studiano i dettagli, tutto diverge."

La purezza del ricordo della moglie che il protagonista cerca di perpetuare e il senso di colpa successivo all’incontro (e scontro) con Jane, sono descritti con considerazioni profonde e uno stile davvero ispirato. 
Il libro è attraversato dalla morte, in relazione con la vita, la realtà e la disillusione. Lo definirei un romanzo prezioso, un gioiellino appartenente alla letteratura decadente e simbolista, caratterizzato da intensi spunti di riflessione sul non senso dell’esistenza.
Forse l’unico difetto è la brevità, il passaggio veloce del tempo e quindi delle descrizioni degli eventi, ma d'altro canto ciò concentra la carica poetica di queste pagine. 

Antonella Iuliano

"Ma il volto di una città è soprattutto quello di una Credente. Da lei, dai muri dei suoi ospizi e dei conventi, come dalle tante chiese inginocchiate nelle loro tuniche di pietra, emanano consigli di fede e di rinunzia."

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